giovedì 28 gennaio 2016

Romaticismo, Turner e dintorni...


 W. Turner
Ombra e tenebre la sera del Diluvio.1843


Siamo nel 1843 il pittore William Turner è già molto famoso e conosciuto, comincia a sperimentare nuovi modi di dipingere, il colore si fa tenue, le linee non sono più nette, i confini si sfagliano. Siamo in pieno Romanticismo, la natura viene vista alla luce del sublime. Kant nella critica della Ragion Pura aveva definito i confini dell'intelletto, al di fuori di quest'isola c'era ciò che lui definì il sublime, una terra sconosciuta che attira ma allo stesso tempo spaventa. Là dice Kant non c'è conoscenza non conviene andarci, mentre pochi anni dopo alcuni autori romantici tra cui Friedrich Schlegel, Novalis e Friedrich Hölderlin andranno a sperimentare questa terra, cercando di travalicare i confini imposti da Kant.

È il regno del mito, della tragedia greca, prima dell'avvento di Platone che, come ha detto mirabilmente Nietzsche nella Nascita della Tragedia, ha costruito il castello della metafisica ed ha "risolto" le contraddizioni del tragico. Nell'opera di Holderlin soprattutto si scorge il pensiero tragico che mette il luce gli opposti, le contraddizioni, in un conflitto insanabile ma che può essere un nuovo orizzonte di senso.
Nell'Inno il Reno di Holdelin leggiamo: "Chi mai t'a nascosto il sorriso del sovrano, di giorno, quando febbrile e incatenata splende la vita, o anche di notte quando tutto e confuso senz'ordine e ritorna antichissimo Caos." Una contrapposizione cara al Romanticismo tra il giorno quando "febbrile e incatenata spende la vita", qui siamo nel regno di Apollo della Ragione incatenata è la vita, e la notte "quando tutto è confuso senz'ordine"... "Caos" siamo nel regno di Dioniso, della follia di ciò che sta fuori del Logos.
Nel quadro di Turner siamo nell'ombra che sta inghiottendo l'ultima luce, è un quadro quasi astratto i soggetti naturali sono poco definiti. Spesso si vede in Turner il precursore dell'impressionismo, io direi di più che è il precursore dell'astrattismo.
Ancora un altro tassello del romanticismo che, soprattutto in pittura ha rotto quel patto mimetico con la natura. Non si imita più la natura oggettiva ma la si interpreta alla luce delle pulsioni dell'artista, è una natura filtrata che sprigiona tutto il sentimento e il "sublime" che essa crea. In basso a sinistra del quadro l'acqua sembra uscire verso di noi e inondarci come spettatori, sulla destra in basso si intravede una figura umana con un animale protetti come in una grotta.
Siamo di fronte allo scatenarsi della natura, quella natura su cui ha scritto molto anche Leopardi.Vi è un aspetto forse poco conosciuto del poeta recanatense quello del conflitto dei contrari, tra luce e ombra si diceva, ma anche tra visione e incertezza come si legge in questo testo dello Zibaldone :
 "E' piacevolissima e sentimentalissima la stessa luce veduta nelle città, dov'ella è frastagliata dalle ombre, dove lo scruro contrasta in molti luoghi con il chiaro, dove la luce in molte parti degrada appoco appoco, come sui tetti, dove alcuni luoghi riposti nascondono la vista dell'astro luminoso ecc. Ecc. A questo piacere contribuisce la varietà, l'incertezza, in non vedere tutto, il potersi spaziare con l'immaginazione riguardo a ciò che non si vede".
"E' piacevolissimo ancora, per le suddette ragioni, la vista di una moltitudine innumerevole, come delle stelle, o di persone ecc., un moto molteplice, incerto, confuso, irregolare, disordinato, un ondeggiamento vago ecc. Che l'animo non possa determinare, nè concepire definitivamente e distintamente ecc. Come quello di una lotta".
C'è tutto il pensiero tragico di Leopardi in queste parole: la lotta degli opposti, l'incerto il confuso, l'irregolare, il disordinato l'ondeggiamento vago, il regno di Dioniso diremmo noi. Siamo ancora una volta al crepuscolo il limite fra giorno e notte, anche nel quadro di Turner siamo alla sera, ma durante un diluvio. Allora che fare?
E' ancora Leopardi, nell'Infinito che ci da il farmaco contro la natura terribile: l'illusione che non è immaginanazione. "L'immaginazione è ciò che ci sporge, sul bordo di una siepe, fin oltre l'ultimo orizzonte e ci permette di conoscere quindi ciò che è sottratto agli occhi e alla mente "usuali". In questo senso Leopardi può affermare che se "l'immaginazione si affeziona all'illusione" non si identifica però con questa, e che "senza immaginazione" la vita "è carneficina, deserto, inferno". Baudelaire dirà: un carcere" Da F. Rella L'estetica del romanticismo.
Sono queste le istanze del Romanticismo che faranno di questa epoca la pista di lancio di tutta l'arte moderna e contemporanea, dell'impressionismo si è detto, ma anche dell'astrattismo del dipingere non imitando la natura ma seguendo i paesaggi dell'anima.

Bibliografia :

Friedrich Holdelin, Poesie a cura di G. Vigolo, Oscar Mondadori 1982

Franco Rella, L'estetica del Romanticismo, Universale Donzelli 1997

G. Leopardi, Zibaldone, ed. Fermento 2015

AA VV., Turner, ed. Skira 2004.






1 commento:

  1. L'irrequietezza e l'inafferrabilità di un scenario dalla fine del mondo. Un visione cosi offuscata mi ricorda la nube di polveri sottili che respiriamo questi giorni, nonché una situazione di caos generale. L'arte interpreta la letteratura e vice versa. Bel lavoro!

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