martedì 12 gennaio 2016

Kokoschka, La sposa del Vento.

La sposa del vento un dipinto di Kokoschka del 1914, ha le sue radici su una serie di riferimenti mitologici, da una parte i Greci consideravano "la sposa del vento" la incolpevole Orizia che venne rapita del malefico Borea dio del freddo vento del nord come si vede nell'illustrazione di Heinrich Lossow del 1880 (fig. 1);
Borea e Oritia, disegno di H. Lossow per le Metamorfosi, ca 1880

dall'altra, nella mitologia germanica era il demone malefico e sinonimo di tempesta. Si pensa essa sia la personificazione di Erodiade, condannata a girare in eterno in un vortice d'aria per aver decapitato il Battista. Sta di fatto che questo mito ispirò diversi artisti alla fine dell'800 e agli albori del '900 soprattutto nell'immaginario tedesco e viennese, Max Ernst dedicherà diverse tele a questo tema.
Siamo nel 1914, Kokoschka è nel turbine della Vienna inizio secolo, i riferimenti della Secessione viennese con Klimt, vengono a vacillare, la pittura si fa più intensa ed espressionista. La pennellata è decisa, si aggiunge l'inconscio al quadro, e i volti non sono una mera immagine della realtà del volto, ma si cerca nella psiche, in quelle che sono le insicurezze e le tensioni di inizio secolo, siamo all'inizio della prima guerra mondiale.
Il quadro rappresenta due amanti (Fig. 2),

Fig. 2 La sposa del Vento.


lei dorme sulla spalla di lui, che non dorme, ha gli occhi scavati assonnati e pensierosi, il gesto di lui è teso in un pensiero che lo attanaglia e non lo fa dormire, le sue dita sono unite, un dito sembra voler tagliare il dito dell'altra mano, forse un simbolo di castrazione. Lei dall'altro lato è serena sta dormendo, sogna forse, la pennellata è più dolce, morbida dorme sulla spalla di lui ma non è da lui protetta, è un semplice cuscino, orgoglioso della sua serenità. Gli amanti sono travolti in un vortice di onde all'interno di una specie di conchiglia che protegge di due amanti dalla tempesta, dalle onde dal mondo.
Siamo di notte, alcune critici hanno visto riferimenti ai notturni di Tintoretto o di El Greco, e, forse Kokoschka aveva in mente proprio le tele scure di Tintoretto viste a Venezia un anno prima con la sua amante Alma Mahler (fig.3 Qui in una posa con la figlia).


Fig. 3 Ritratto di Alma Malher con la figlia Anna.


È lei il soggetto del quadro, l'ossessione e l'amore turbinoso di due anni di Kokoschka , vedova del musicista compositore Gustav Malher. Una personalità molto eccentrica quella di questa donna, attratta dall'arte, dall'intelligenza, dagli artisti. Una donna libera che dopo due anni con Kokoschka si sentiva imprigionata dalla sua folle gelosia, non solo per i continui spasimanti che aveva in ogni occasione, ma perfino del marito morto col quale Kokoschka si metteva in competizione. Un intervistatore d'eccezione è stato Elias Canetti che di lei parlò come una cacciatrice di trofei di cui si vantava nei suoi scritti, dice infatti Canetti: "Alma curò pittosto male i suoi preziosi trofei. Regalò infatti ad amici, a volte conosciuti da poco tempo, lettere e frammenti di manoscritti di valore inestimabile, un gran numero dei quali si sono ora persi del tutto".
Dopo il turbinoso rapporto con Kokoschka che, se pur durato poco, lasciò sempre il segno nella sua personalità, Alma si sposò con l'architetto Walter Gropius e successivamente con lo scrittore Franz Werfel.
Kokoschka fece di lei una ossessione, oltre alla sposa del vento, disegnò una serie di litografie intitolate la cantata di Bach in cui viene rappresentata la figura di lei come dominatrice e lui addirittura sepolto in una tomba (fig. 4): "Io" scrive Kokoschka "sono disteso nella tomba ucciso dalla mia gelosia", o immaginandola supplicante (fig. 5). 
Fig. 4 Oh eternità, tu parola folgorante 

Fig. 5 La supplicante, Cantata di Bach



Ma se possibile l'ossessione andò anche oltre il lecito, Kokoschka si fece commissionare la costruzione di una bambola con le fattezze di Alma, dopo la loro separazione. Magistalmente raccontato in un romanzo di Camilleri: "La creatura del desiderio", questo episodio mette in scena uno dei rapporti più smisuratamente eccessivi per un feticcio come la bambola. (fig. 6-7). 


Fig. 6 La bambola di Alma con l'artigiana al lavoro.

Fig. 7 La bambola di Alma finita. 


Si narra che l'artigiana incaricata di cucire la bambola sia stata guidata con continue indicazioni di Kokoscha su come eseguirne le fattezze, in modo che somigliasse il più possibile ad Alma.
L'artista se la portava a teatro e alle cene alle quali era invitato con gli astanti che stavano al gioco, interrogando la bambola come se fosse Alma e assecondando questa bizzarria dell'artista. Ma il gioco di ruolo durò poco, in una festa notturna Kokoschka ebbro di alcool se ne liberò decapitandola, liberandolo finalmente da una ossessione patologica che lo avrebbe portato alla pazzia.
Altro quadro molto significativo della rottura con Alma è Natura Morta con Putto e coniglio (fig. 8) 
sempre nel 1914. 

Fig. 8. Natura morta con putto e coniglio. 

Ad una prima occhiata balza agli occhi il putto sulla sinistra, probabilmente il bimbo mai nato abortito da Alma Malher come ripicca nei confronti della gelosia di Kokoscha, il bimbo è infatti relegato e nascosto da un ramo secco; la gatta rapace e il coniglio rappresenterebbero i due amanti, il coniglio timoroso e impaurito (Kokoschka ) dal felino (Alma), mentre la casa rossa sullo sfondo è il destino cui l'artista presume sia diretto l'inferno, si vede anche la figura di un Caronte sulla barca. Una pennellata forte decisa "espressionista", calcando una realtà a verire: la fine dell'amore con Alma.

Bibliografia:

A. Camilleri, La creatura del desiderio, Skira, 2013

Eva di Stefano, Kokoschka, in "Art e Dossier", Giunti, n. 123



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