martedì 7 gennaio 2025

Schinkel: La grande composizione

Schinkel: La grande composizione.



Molti critici sono concordi nell’affermare che le ultime opere “utopiche” di Schinkel

siano in realtà molto più realistiche che “fantastiche”.

L’opera di Schinkel può essere facilmente classificabile in quattro periodi. Un primo

periodo che riguarda i suoi viaggi in Italia, l’attenzione per l’architettura gotica

(saracena come la chiama lui) e il mito classico dell’architettura e dei paesaggi

italiani.

Un secondo periodo in cui si passa dal gotico al classico: i progetti per Potsdam.

Un terzo periodo la realizzazione di Berlino come Atene del nord, l’acmè della sua

architettura classica sulla capitale prussiana: sono di questo periodo l’Alt Museum,

la Neue Wache, il duomo al Lustgarten, e il teatro Nazionale. Per concludere la sua

parabola lavorativa con i progetti cosìdetti “fantastici”, la ricostruzione delle ville di

Plinio, il progetto per l’Acropoli di Atene e il progetto per un palazzo in Crimea ad

Orianda.

Tralascieremo i primi tre periodi e parleremo del quarto periodo, i progetti tardi: le

grandi composizioni, rimaste sulla carta forse perchè fuori della portata dei

committenti.

Schinkel si forma come pittore e scenografo, al ritorno dal suo viaggio in Italia, sulla

scia del Grand Tour che gli artisti e scrittori tedeschi facevano a quei tempi, egli

lavora a quadri e scenografie. Si distingue per i suoi diorami (fig. 1), erano questi

dei grandi cilindri in cui al centro si potevano osservare gradi vedute panoramiche

sotto un’illuminazione carica di espressività, accompagnati spesso da una musica

di sottofondo o da letture di poesie.



Fig. 1 K. F. Schinkel, Diorama di Palermo.

Una concezione nata da un famoso pittore romantico della fine del Settecento:

Philipp Otto Runge, che aveva ideato una serie di dipinti intitolata le “quattro fasi

del giorno” (fig. 2) in cui il visitatore doveva andare oltre la pittura e la mera visione

pittorica, è l’embrione di quella che sarà “l’opera d’arte totale”, nella stessa sala di

esposizione di queste pittura un’orchestra avrebbe dovuto eseguire una colonna

sonore adatta, e un lettore declamare poesie.



Fig. 2. Otto Runge, Le quattro fasi del giorno. Mattino.

Una prima proposta avanguardistica di immersione totale dello spettatore nell’arte

in cui vengono stimolati anche altri sensi oltre alla vista e in cui la pittura sfugge alla

raffigurazione tradizionale per andare in quell'”oltre” tipico del Romanticismo.

Con il Romanticismo infatti si attua quella rottura del “patto mimetico” con la realtà

per cercare nel sogno, nel sentimento, nell’inesplorato frammenti di mistero.

Schikel tuttavia dopo un primo periodo di adesione allo stile gotico , in cui i suoi

quadri sono molto vicini ad un romanticismo (fig.3) proprio di Caspar David

Friedrich, si abbandona ad una adesione al classico e al mito dell’arte Antica, per

lui infatti le grandi epoche della storia dell’uomo sono state: la grecia antica, la

Roma antica e l’arte medievale.



Fig. 3 K. F. Schinkel, Cattedrale su città,

1813.

Anche nei suoi viaggi in Italia è poco interessato all’arte rinascimentale, molto di più

alle opere medievali, le case di campagna, secondo lui il rinascimento non ha fatto

che copiare stili altrui: ” Ogni epoca principale ha lasciato il proprio stile

nell’architettura, perchè non vogliamo tentare di trovare uno stile anche per la

nostra? Perchè dobbiamo sempre e soltanto costruire secondo lo stile di un altra

epoca?” egli afferma nel 1830.

Il suo manifesto alla adesione al mito greco è un quadro di cui noi abbiamo solo

una riproduzione perchè l’originale del 1825 è andato perduto: il “Blick in

Giriechenlands Bluthe” (Visione della fioritura nella Grecia) (fig.4);



Fig. 4 K. F. Schinkel, Visione della fioriturain grecia, 1825


dalle stesse parole di Schinkel si capisce la sua scelta: “I paesaggi costituiscono un

particolare motivo di interesse, quando vi possiamo vedere le tracce di una

presenza umana. La vista di un paese nel quale nessun uomo abbia ancora messo

piede, può offrirci una sensazione di grandiosità e bellezza, ma l’osservatore

rimarrà incerto, inquieto e triste(…) La seduzione del paesaggio viene elevata

quando in esso si daranno precisa evidenza alle tracce dell’uomo, o

rappresentandolo nella forma di un popolo ancora ingenuo e originario nella sua

età dell’oro (..) oppure dando piena rappresentazione alla maturità culturale di un

popolo altamente sviluppato capace di servirsi in modo appropriato di ogni oggetto

della natura in modo da ricavare un più alto piacere sia per la vita del singolo

individuo sia per quella del popolo stesso nella sua interezza. Nell’immagine di

questo popolo si può vivere e lo si può comprendere in tutti i suoi aspetti umani e

politici. Questo dovrebbe essere il compito di questa immagine, e, a tal fine, scelgo

come esempio “La fioritura della Grecia””

Si intuisce da queste poche parole che l’intento era per Schinkel quello di fare della

Prussia una nuova Grecia, un intento politico e culturale che lui stesso ha portato

avanti con la sua architettura.

I primi “progetti fantastici” Schinkel gli elabora a partire dal 1833 quando è in età

matura e la sua fama è già grandiosa, non solo in Prussia ma anche oltre confine.

Tuttavia le origini di queste visioni le troviamo già nel suo primo viaggio in Italia, in

cui immagina il Duomo di Milano dislocato in una grande città sul mare forse

Trieste. Schinkel parla di questo disegno (fig. 5) come di un “progetto per uno

scenario di teatro, una cattedrale il alto sopra una grande città sul mare” non

esistono prove di un effettivo uso come scenografia di questo disegno,

probabilmente un’idea di Schinkel che rimase sulla carta.



FIG. 5 K. F. Schikel, Disegno del duomo di Milano

a Trieste.

Inoltre già nei suoi famosi diorami Schinkel disegnò il tempio di Giove a Olimpia, il

tempio di Diana a Efeso e il mausoleo di Alicarnasso.

Ma il primo vero progetto grandioso fu la ricostruzione della villa di Plinio per il

principe ereditario Friedrich Wilhelm nello Charlottenhof a Potsdam, siamo nel

1833, e per due anni Schinkel si impegna al disegno di questa dimora. Legge

direttamente la descrizione di Plinio il giovane sulla villa Laurentina e sulla villa

Tusca. Nelle lettere a Gallo, Plinio descrive prima una villa affacciata sul mare: la

villa Laurentina (fig. 6), poi la villa Tusca (fig. 7).



Fig. 6 K. F. Schinkel, Villa Tusca.



Fig. 7 K. F. Schinkel, Villa Laurentiana.

Già altri aveva tentato di ricostruire queste ville la declinazione Schinkeliana

prendeva spunto anche dalle descrizioni di Vitruvio sulle ville romane e dalle recenti

scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano in cui il suo amico e maestro Alois

Hirt era impegnato. La villa laurentina è progettata in modo semplice e dal mare il

prospetto (fig. 8) sembra una fortezza: la struttura è povera e poco decorata, ma

questa corrisponde alla semplicità delle case romane.



Fig. 8 K. F. Schinkel, Villa Laurentina, 1835

In pianta figura come un complesso architettonico chiuso, le abitazioni si collegano

con giardini, campi da gioco, ambulacri. La villa Tusca (fig.9) sembra più un

palazzo di rappresentanza che una singola villa romana, non è dato sapere il sito,

probabilmente Schinkel la pensava per l’appennino toscano. Da segnalare in

questa opera l’ideazione dell’ippodromo con uno “stibadium” luogo per il riposo e

per il pranzo, citazione diretta e letterale delle descrizioni di Plinio il Giovane.



Fig. 9 K. F. Schinkel, Villa Tusca.

Prospettiva esterna.

Il secondo tardo progetto di Schinkel da inserire nelle grandi composizioni è il

Progetto per un palazzo sull’Acropoli di Atene datato 1834 (fig. 10).



Fig. 10. K. F. Schinkel, palazzo sull’Acropoli

di Atene. Pianta.

L’idea di costuire un palazzo di rappresentanza sede del governo greco è del

principe ereditario Friedrich Wilhelm di Prussia, che, da sempre interessato all’arte

e al mondo antico incaricò Schinkel del progetto.

Dapprima titubante, la sua indole costruttiva, abbiamo già detto, lasciava poco

spazio a progetti così grandiosi, poi generoso progettista dell’opera. Il palazzo

doveva sorgere in un area libera ad est “dietro” il Partenone, e il palazzo non

doveva in alcun modo sovrastarne l’altezza, una sorta di rispetto dell’antico, quasi

fosse irrangiungibile.

Schinkel inserisce tra queste costruzioni i giardini, un ippodromo, i pianterreni, le

terrazze. Il palazzo si articola in vari gruppi di edifici e spazi: “la corte delle

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meraviglie” e “la sala della rappresentanza” ne costituiscono il fulcro. Vediamo la

sala di rappresentanza (fig.11):



Fig. 11 K. F. Schinkel, Palazzo sull’Acropoli, sala di

Rappresentanza.

a nord si apre un giardino abbellito da fiori e aranci, a sud attraverso una trama di

colonne si scorge il mare. Le capriate di questa sala sono visibili nella sala e sono

decorate con animali fantastici e reali, come leoni, leopardi, grifoni ecc. Tutta

l’armatura in legno è dipinta con bei colori per la maggior parte rosso e verde

pallido combinati con l’oro. Questa visione della struttura di copertura non è proprio

greca o romana ma Schinkel vuole porre le base di questo suo pensiero tecnico: “la

struttura a prima vista straordinariamente complicata è completamente spiegabile

con riflessioni tecniche”. Se si possono fare dei paralleli diremo che la struttura

assomiglia a costruzioni inglesi, contemporane e medievali, con capriate aperte,

diciamo solo che Schinkel le ha elevate e abbellite ornandole ed esaltandone la

forma, rendendole diciamolo pure principesche.

Il progetto del palazzo per l’Acropoli fallì per le condizioni povere della Grecia che,

nella corte di Atene non trovarono interesse e neppure un ringraziamento.

L’ultima grande composizione in cui Schikel sfocia nella megalomania, sempre però

misurata da un sapere cotruttivo è il palazzo ad Orianda in Crimea nel 1838, la

zarina russa chiese al fratello Friedrich Wilhelm IV principe di Prussia e a Schinkel

una residenza estiva per la famiglia dello zar. Il posto era sublime: un promontorio

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sul mare (fig. 12) e con questo progetto Schinkel “raggiunse l’apice della sua

formazione artistica”.



Fig. 12. K. F. Schinkel, Palazzo ad Orianda

in Crimea

Tenendo fortemente presente che Shinkel ha “seguito il semplice e solenne stile

della pura arte greca”, in questa opera la contamina con decorazioni e forme

esotiche e mosaici al fine di rappresentare il carattere: ” asiatico scitico,

semibarbarico di questa regione nell’antichità”. Il cuore dell’intera composizione è

un museo ipogeo (fig. 13) “Nella struttura del complesso ho cercato di conferire allo

zoccolo una più grande importanza, significato ed eleganza; cosicchè ho realizzato

l’interno come fosse una fresca passeggiata dentro una grotta.”



Fig. 13. K. F. Schinkel, Palazzo ad Orianda in Crimea,

Museo Ipogeo

Vedendo le sezioni sembra quasi che scavo e costruzione coincidano. La sala

ipostila del museo è caratterizzata da grandi piloni. Lo zoccolo ipogeo sembra una

forma pesante rispetto alla leggerezza del padiglione sovrastante. Due concezioni

sono presenti: l’idea del costruire per addizione di elementi: il tempio sovrastante e

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l’altra l’idea di sottrarre materia per costruire. Riccamente decorato si nota anche

una simbologia oscura nei disegni come l’aquila bicefala posta sopra il portale

d’ingresso.

Un altro elemento molto suggestivo è il porticato con le cariatidi sul terrazzo con

vista mare (fig. 14) “in questo progetto si fondono le proporzioni più eleganti e più

svariate (…) il più raffinato gusto greco sia nelle grandi che nelle piccole

decorazioni, con uno sfarzo orientale dovuto alla preziosità dei tipi di pietra e all’uso

dell’oro, cosicchè guardando ci si crede trasportati nel classico mondo delle

fate”( Gustav Friedrich Waagen, Schinkel als Mensche und al Kunsler).



Fig. 14. K. F. Schinkel, Palazzo ad Orianda in

Crimea, Porticato.

Anche questo progetto rimarrà solo sulla carta, forse Schinkel era consapevole di

questo, ma ha voluto mettere in pratica tutta la sua esperienza per creare un

sogno, una composizione fantastiche accentuata da un cromatismo proprio del

tardo classicismo i cui teorici erano in quel periodo Hittorf e G. Semper.



Bibliografia:

AAVV, 1781-1841 SHINKEL l’architetto del principe, Marsiglio Editore 1989

Paul Ortwin Rave, Karl Friedrich Schinkel, Electa 1989

M. Pogacnik, Karl Fiedrich Shinkel Architettura e paesaggio, Motta editore 1993

SEMINO G. P., Schinkel. Serie di architettura, Zanichelli, Bologna, 1993.

AA.VV., Le epifanie di Proteo, la saga nordica del classicismo in Shinkel e Semper,

Rebellato editore, 1983

Philipp, Klaus Jan, Karl Firedrich Schinke: spate Progecte, Axel Menges London

2000

K. F. Schikel, Raccolta di disegni di architettura: che comprende progetti che sono

stati realizzati e progetti di cui si prevedeva la realizzazione, F. Motta 1991 MI

Marko POGACNIK, La fabbrica e l’architetto. Il viaggio in Inghilterra di Schinkel, in

“Casabella”, n.651-652, dicembre 1997- gennaio 1998

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