Schinkel: La grande composizione.
Molti critici sono concordi nell’affermare che le ultime opere “utopiche” di Schinkel
siano in realtà molto più realistiche che “fantastiche”.
L’opera di Schinkel può essere facilmente classificabile in quattro periodi. Un primo
periodo che riguarda i suoi viaggi in Italia, l’attenzione per l’architettura gotica
(saracena come la chiama lui) e il mito classico dell’architettura e dei paesaggi
italiani.
Un secondo periodo in cui si passa dal gotico al classico: i progetti per Potsdam.
Un terzo periodo la realizzazione di Berlino come Atene del nord, l’acmè della sua
architettura classica sulla capitale prussiana: sono di questo periodo l’Alt Museum,
la Neue Wache, il duomo al Lustgarten, e il teatro Nazionale. Per concludere la sua
parabola lavorativa con i progetti cosìdetti “fantastici”, la ricostruzione delle ville di
Plinio, il progetto per l’Acropoli di Atene e il progetto per un palazzo in Crimea ad
Orianda.
Tralascieremo i primi tre periodi e parleremo del quarto periodo, i progetti tardi: le
grandi composizioni, rimaste sulla carta forse perchè fuori della portata dei
committenti.
Schinkel si forma come pittore e scenografo, al ritorno dal suo viaggio in Italia, sulla
scia del Grand Tour che gli artisti e scrittori tedeschi facevano a quei tempi, egli
lavora a quadri e scenografie. Si distingue per i suoi diorami (fig. 1), erano questi
dei grandi cilindri in cui al centro si potevano osservare gradi vedute panoramiche
sotto un’illuminazione carica di espressività, accompagnati spesso da una musica
di sottofondo o da letture di poesie.
Fig. 1 K. F. Schinkel, Diorama di Palermo.
Una concezione nata da un famoso pittore romantico della fine del Settecento:
Philipp Otto Runge, che aveva ideato una serie di dipinti intitolata le “quattro fasi
del giorno” (fig. 2) in cui il visitatore doveva andare oltre la pittura e la mera visione
pittorica, è l’embrione di quella che sarà “l’opera d’arte totale”, nella stessa sala di
esposizione di queste pittura un’orchestra avrebbe dovuto eseguire una colonna
sonore adatta, e un lettore declamare poesie.
Fig. 2. Otto Runge, Le quattro fasi del giorno. Mattino.
Una prima proposta avanguardistica di immersione totale dello spettatore nell’arte
in cui vengono stimolati anche altri sensi oltre alla vista e in cui la pittura sfugge alla
raffigurazione tradizionale per andare in quell'”oltre” tipico del Romanticismo.
Con il Romanticismo infatti si attua quella rottura del “patto mimetico” con la realtà
per cercare nel sogno, nel sentimento, nell’inesplorato frammenti di mistero.
Schikel tuttavia dopo un primo periodo di adesione allo stile gotico , in cui i suoi
quadri sono molto vicini ad un romanticismo (fig.3) proprio di Caspar David
Friedrich, si abbandona ad una adesione al classico e al mito dell’arte Antica, per
lui infatti le grandi epoche della storia dell’uomo sono state: la grecia antica, la
Roma antica e l’arte medievale.
Fig. 3 K. F. Schinkel, Cattedrale su città,
1813.
Anche nei suoi viaggi in Italia è poco interessato all’arte rinascimentale, molto di più
alle opere medievali, le case di campagna, secondo lui il rinascimento non ha fatto
che copiare stili altrui: ” Ogni epoca principale ha lasciato il proprio stile
nell’architettura, perchè non vogliamo tentare di trovare uno stile anche per la
nostra? Perchè dobbiamo sempre e soltanto costruire secondo lo stile di un altra
epoca?” egli afferma nel 1830.
Il suo manifesto alla adesione al mito greco è un quadro di cui noi abbiamo solo
una riproduzione perchè l’originale del 1825 è andato perduto: il “Blick in
Giriechenlands Bluthe” (Visione della fioritura nella Grecia) (fig.4);
Fig. 4 K. F. Schinkel, Visione della fioriturain grecia, 1825
dalle stesse parole di Schinkel si capisce la sua scelta: “I paesaggi costituiscono un
particolare motivo di interesse, quando vi possiamo vedere le tracce di una
presenza umana. La vista di un paese nel quale nessun uomo abbia ancora messo
piede, può offrirci una sensazione di grandiosità e bellezza, ma l’osservatore
rimarrà incerto, inquieto e triste(…) La seduzione del paesaggio viene elevata
quando in esso si daranno precisa evidenza alle tracce dell’uomo, o
rappresentandolo nella forma di un popolo ancora ingenuo e originario nella sua
età dell’oro (..) oppure dando piena rappresentazione alla maturità culturale di un
popolo altamente sviluppato capace di servirsi in modo appropriato di ogni oggetto
della natura in modo da ricavare un più alto piacere sia per la vita del singolo
individuo sia per quella del popolo stesso nella sua interezza. Nell’immagine di
questo popolo si può vivere e lo si può comprendere in tutti i suoi aspetti umani e
politici. Questo dovrebbe essere il compito di questa immagine, e, a tal fine, scelgo
come esempio “La fioritura della Grecia””
Si intuisce da queste poche parole che l’intento era per Schinkel quello di fare della
Prussia una nuova Grecia, un intento politico e culturale che lui stesso ha portato
avanti con la sua architettura.
I primi “progetti fantastici” Schinkel gli elabora a partire dal 1833 quando è in età
matura e la sua fama è già grandiosa, non solo in Prussia ma anche oltre confine.
Tuttavia le origini di queste visioni le troviamo già nel suo primo viaggio in Italia, in
cui immagina il Duomo di Milano dislocato in una grande città sul mare forse
Trieste. Schinkel parla di questo disegno (fig. 5) come di un “progetto per uno
scenario di teatro, una cattedrale il alto sopra una grande città sul mare” non
esistono prove di un effettivo uso come scenografia di questo disegno,
probabilmente un’idea di Schinkel che rimase sulla carta.
FIG. 5 K. F. Schikel, Disegno del duomo di Milano
a Trieste.
Inoltre già nei suoi famosi diorami Schinkel disegnò il tempio di Giove a Olimpia, il
tempio di Diana a Efeso e il mausoleo di Alicarnasso.
Ma il primo vero progetto grandioso fu la ricostruzione della villa di Plinio per il
principe ereditario Friedrich Wilhelm nello Charlottenhof a Potsdam, siamo nel
1833, e per due anni Schinkel si impegna al disegno di questa dimora. Legge
direttamente la descrizione di Plinio il giovane sulla villa Laurentina e sulla villa
Tusca. Nelle lettere a Gallo, Plinio descrive prima una villa affacciata sul mare: la
villa Laurentina (fig. 6), poi la villa Tusca (fig. 7).
Fig. 6 K. F. Schinkel, Villa Tusca.
Fig. 7 K. F. Schinkel, Villa Laurentiana.
Già altri aveva tentato di ricostruire queste ville la declinazione Schinkeliana
prendeva spunto anche dalle descrizioni di Vitruvio sulle ville romane e dalle recenti
scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano in cui il suo amico e maestro Alois
Hirt era impegnato. La villa laurentina è progettata in modo semplice e dal mare il
prospetto (fig. 8) sembra una fortezza: la struttura è povera e poco decorata, ma
questa corrisponde alla semplicità delle case romane.
Fig. 8 K. F. Schinkel, Villa Laurentina, 1835
In pianta figura come un complesso architettonico chiuso, le abitazioni si collegano
con giardini, campi da gioco, ambulacri. La villa Tusca (fig.9) sembra più un
palazzo di rappresentanza che una singola villa romana, non è dato sapere il sito,
probabilmente Schinkel la pensava per l’appennino toscano. Da segnalare in
questa opera l’ideazione dell’ippodromo con uno “stibadium” luogo per il riposo e
per il pranzo, citazione diretta e letterale delle descrizioni di Plinio il Giovane.
Fig. 9 K. F. Schinkel, Villa Tusca.
Prospettiva esterna.
Il secondo tardo progetto di Schinkel da inserire nelle grandi composizioni è il
Progetto per un palazzo sull’Acropoli di Atene datato 1834 (fig. 10).
Fig. 10. K. F. Schinkel, palazzo sull’Acropoli
di Atene. Pianta.
L’idea di costuire un palazzo di rappresentanza sede del governo greco è del
principe ereditario Friedrich Wilhelm di Prussia, che, da sempre interessato all’arte
e al mondo antico incaricò Schinkel del progetto.
Dapprima titubante, la sua indole costruttiva, abbiamo già detto, lasciava poco
spazio a progetti così grandiosi, poi generoso progettista dell’opera. Il palazzo
doveva sorgere in un area libera ad est “dietro” il Partenone, e il palazzo non
doveva in alcun modo sovrastarne l’altezza, una sorta di rispetto dell’antico, quasi
fosse irrangiungibile.
Schinkel inserisce tra queste costruzioni i giardini, un ippodromo, i pianterreni, le
terrazze. Il palazzo si articola in vari gruppi di edifici e spazi: “la corte delle
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meraviglie” e “la sala della rappresentanza” ne costituiscono il fulcro. Vediamo la
sala di rappresentanza (fig.11):
Fig. 11 K. F. Schinkel, Palazzo sull’Acropoli, sala di
Rappresentanza.
a nord si apre un giardino abbellito da fiori e aranci, a sud attraverso una trama di
colonne si scorge il mare. Le capriate di questa sala sono visibili nella sala e sono
decorate con animali fantastici e reali, come leoni, leopardi, grifoni ecc. Tutta
l’armatura in legno è dipinta con bei colori per la maggior parte rosso e verde
pallido combinati con l’oro. Questa visione della struttura di copertura non è proprio
greca o romana ma Schinkel vuole porre le base di questo suo pensiero tecnico: “la
struttura a prima vista straordinariamente complicata è completamente spiegabile
con riflessioni tecniche”. Se si possono fare dei paralleli diremo che la struttura
assomiglia a costruzioni inglesi, contemporane e medievali, con capriate aperte,
diciamo solo che Schinkel le ha elevate e abbellite ornandole ed esaltandone la
forma, rendendole diciamolo pure principesche.
Il progetto del palazzo per l’Acropoli fallì per le condizioni povere della Grecia che,
nella corte di Atene non trovarono interesse e neppure un ringraziamento.
L’ultima grande composizione in cui Schikel sfocia nella megalomania, sempre però
misurata da un sapere cotruttivo è il palazzo ad Orianda in Crimea nel 1838, la
zarina russa chiese al fratello Friedrich Wilhelm IV principe di Prussia e a Schinkel
una residenza estiva per la famiglia dello zar. Il posto era sublime: un promontorio
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sul mare (fig. 12) e con questo progetto Schinkel “raggiunse l’apice della sua
formazione artistica”.
Fig. 12. K. F. Schinkel, Palazzo ad Orianda
in Crimea
Tenendo fortemente presente che Shinkel ha “seguito il semplice e solenne stile
della pura arte greca”, in questa opera la contamina con decorazioni e forme
esotiche e mosaici al fine di rappresentare il carattere: ” asiatico scitico,
semibarbarico di questa regione nell’antichità”. Il cuore dell’intera composizione è
un museo ipogeo (fig. 13) “Nella struttura del complesso ho cercato di conferire allo
zoccolo una più grande importanza, significato ed eleganza; cosicchè ho realizzato
l’interno come fosse una fresca passeggiata dentro una grotta.”
Fig. 13. K. F. Schinkel, Palazzo ad Orianda in Crimea,
Museo Ipogeo
Vedendo le sezioni sembra quasi che scavo e costruzione coincidano. La sala
ipostila del museo è caratterizzata da grandi piloni. Lo zoccolo ipogeo sembra una
forma pesante rispetto alla leggerezza del padiglione sovrastante. Due concezioni
sono presenti: l’idea del costruire per addizione di elementi: il tempio sovrastante e
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l’altra l’idea di sottrarre materia per costruire. Riccamente decorato si nota anche
una simbologia oscura nei disegni come l’aquila bicefala posta sopra il portale
d’ingresso.
Un altro elemento molto suggestivo è il porticato con le cariatidi sul terrazzo con
vista mare (fig. 14) “in questo progetto si fondono le proporzioni più eleganti e più
svariate (…) il più raffinato gusto greco sia nelle grandi che nelle piccole
decorazioni, con uno sfarzo orientale dovuto alla preziosità dei tipi di pietra e all’uso
dell’oro, cosicchè guardando ci si crede trasportati nel classico mondo delle
fate”( Gustav Friedrich Waagen, Schinkel als Mensche und al Kunsler).
Fig. 14. K. F. Schinkel, Palazzo ad Orianda in
Crimea, Porticato.
Anche questo progetto rimarrà solo sulla carta, forse Schinkel era consapevole di
questo, ma ha voluto mettere in pratica tutta la sua esperienza per creare un
sogno, una composizione fantastiche accentuata da un cromatismo proprio del
tardo classicismo i cui teorici erano in quel periodo Hittorf e G. Semper.
Bibliografia:
AAVV, 1781-1841 SHINKEL l’architetto del principe, Marsiglio Editore 1989
Paul Ortwin Rave, Karl Friedrich Schinkel, Electa 1989
M. Pogacnik, Karl Fiedrich Shinkel Architettura e paesaggio, Motta editore 1993
SEMINO G. P., Schinkel. Serie di architettura, Zanichelli, Bologna, 1993.
AA.VV., Le epifanie di Proteo, la saga nordica del classicismo in Shinkel e Semper,
Rebellato editore, 1983
Philipp, Klaus Jan, Karl Firedrich Schinke: spate Progecte, Axel Menges London
2000
K. F. Schikel, Raccolta di disegni di architettura: che comprende progetti che sono
stati realizzati e progetti di cui si prevedeva la realizzazione, F. Motta 1991 MI
Marko POGACNIK, La fabbrica e l’architetto. Il viaggio in Inghilterra di Schinkel, in
“Casabella”, n.651-652, dicembre 1997- gennaio 1998
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