La
sposa del vento un dipinto di Kokoschka del 1914, ha le sue radici su
una serie di riferimenti mitologici, da una parte i Greci
consideravano "la sposa del vento" la incolpevole Orizia
che venne rapita del malefico Borea dio del freddo vento del nord
come si vede nell'illustrazione di Heinrich
Lossow del 1880 (fig. 1);
Borea e Oritia, disegno di H. Lossow per le Metamorfosi, ca 1880 |
dall'altra, nella mitologia
germanica era il demone malefico e sinonimo di tempesta. Si pensa
essa sia la personificazione di Erodiade, condannata a girare in
eterno in un vortice d'aria per aver decapitato il Battista. Sta di
fatto che questo mito ispirò diversi artisti alla fine dell'800 e
agli albori del '900 soprattutto nell'immaginario tedesco e viennese,
Max Ernst dedicherà diverse tele a questo tema.
Siamo
nel 1914, Kokoschka
è nel turbine della Vienna inizio secolo, i riferimenti della
Secessione viennese con Klimt, vengono a vacillare, la pittura si fa
più intensa ed espressionista. La pennellata è decisa, si aggiunge
l'inconscio al quadro, e i volti non sono una mera immagine della
realtà del volto, ma si cerca nella psiche, in quelle che sono le
insicurezze e le tensioni di inizio secolo, siamo all'inizio della
prima guerra mondiale.
Il
quadro rappresenta due amanti (Fig. 2),
Fig. 2 La sposa del Vento. |
lei dorme sulla spalla di
lui, che non dorme, ha gli occhi scavati assonnati e pensierosi, il
gesto di lui è teso in un pensiero che lo attanaglia e non lo fa
dormire, le sue dita sono unite, un dito sembra voler tagliare il
dito dell'altra mano, forse un simbolo di castrazione. Lei dall'altro
lato è serena sta dormendo, sogna forse, la pennellata è più
dolce, morbida dorme sulla spalla di lui ma non è da lui protetta, è
un semplice cuscino, orgoglioso della sua serenità. Gli amanti sono
travolti in un vortice di onde all'interno di una specie di
conchiglia che protegge di due amanti dalla tempesta, dalle onde dal
mondo.
Siamo
di notte, alcune critici hanno visto riferimenti ai notturni di
Tintoretto o di El Greco, e, forse Kokoschka
aveva in mente proprio le tele scure di Tintoretto viste a Venezia
un anno prima con la sua amante Alma Mahler (fig.3 Qui in una posa
con la figlia).
Fig. 3 Ritratto di Alma Malher con la figlia Anna. |
È
lei il soggetto del quadro, l'ossessione e l'amore turbinoso di due
anni di Kokoschka
, vedova del musicista compositore Gustav Malher. Una personalità
molto eccentrica quella di questa donna, attratta dall'arte,
dall'intelligenza, dagli artisti. Una donna libera che dopo due anni
con Kokoschka
si sentiva imprigionata dalla sua folle gelosia, non solo per i
continui spasimanti che aveva in ogni occasione, ma perfino del
marito morto col quale Kokoschka
si metteva in competizione. Un intervistatore d'eccezione è stato
Elias Canetti che di lei parlò come una cacciatrice di trofei di cui
si vantava nei suoi scritti, dice infatti Canetti: "Alma curò
pittosto male i suoi preziosi trofei. Regalò infatti ad amici, a
volte conosciuti da poco tempo, lettere e frammenti di manoscritti di
valore inestimabile, un gran numero dei quali si sono ora persi del
tutto".
Dopo
il turbinoso rapporto con Kokoschka
che, se pur durato poco, lasciò sempre il segno nella sua
personalità, Alma si sposò con l'architetto Walter Gropius e
successivamente con lo scrittore Franz Werfel.
Kokoschka
fece di lei una ossessione, oltre alla sposa del vento, disegnò una
serie di litografie intitolate la cantata di Bach in cui viene
rappresentata la figura di lei come dominatrice e lui addirittura
sepolto in una tomba (fig. 4): "Io" scrive Kokoschka
"sono disteso nella tomba ucciso dalla mia gelosia", o
immaginandola supplicante (fig. 5).
Fig. 4 Oh eternità, tu parola folgorante |
Fig. 5 La supplicante, Cantata di Bach |
Ma se possibile l'ossessione andò
anche oltre il lecito, Kokoschka
si fece commissionare la costruzione di una bambola con le fattezze
di Alma, dopo la loro separazione. Magistalmente raccontato in un
romanzo di Camilleri: "La creatura del desiderio", questo
episodio mette in scena uno dei rapporti più smisuratamente
eccessivi per un feticcio come la bambola. (fig. 6-7).
Fig. 6 La bambola di Alma con l'artigiana al lavoro. |
Fig. 7 La bambola di Alma finita. |
Si narra che
l'artigiana incaricata di cucire la bambola sia stata guidata con
continue indicazioni di Kokoscha su come eseguirne le fattezze, in
modo che somigliasse il più possibile ad Alma.
L'artista
se la portava a teatro e alle cene alle quali era invitato con gli
astanti che stavano al gioco, interrogando la bambola come se fosse
Alma e assecondando questa bizzarria dell'artista. Ma il gioco di
ruolo durò poco, in una festa notturna Kokoschka
ebbro di alcool se ne liberò decapitandola, liberandolo finalmente
da una ossessione patologica che lo avrebbe portato alla pazzia.
Altro
quadro molto significativo della rottura con Alma è Natura Morta con
Putto e coniglio (fig. 8)
sempre nel 1914.
Fig. 8. Natura morta con putto e coniglio. |
Ad una prima occhiata
balza agli occhi il putto sulla sinistra, probabilmente il bimbo mai
nato abortito da Alma Malher come ripicca nei confronti della gelosia
di Kokoscha, il bimbo è infatti relegato e nascosto da un ramo
secco; la gatta rapace e il coniglio rappresenterebbero i due amanti,
il coniglio timoroso e impaurito (Kokoschka
) dal felino (Alma), mentre la casa rossa sullo sfondo è il destino
cui l'artista presume sia diretto l'inferno, si vede anche la figura
di un Caronte sulla barca. Una pennellata forte decisa
"espressionista", calcando una realtà a verire: la fine
dell'amore con Alma.
Bibliografia:
A.
Camilleri, La
creatura del desiderio, Skira,
2013
Eva
di Stefano, Kokoschka,
in "Art e Dossier", Giunti, n. 123
complimenti..
RispondiEliminaGrazie Mary.
EliminaBel articolo e onesto nell'interpretazione dei fatti...
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