L'isola dei morti è un quadro dipinto
nell'anno 1880 da Arnold-Böcklin, un quadro particolare per tema
colori e narrazione. (fig.1)
Fig. 1 Bocklin. Isola dei Morti 1880. Prima versione. |
Siamo nel 1880 in tutt'europa
agli albori del Simbolismo, mentre già si stanno facendo strada gli
impressionisti con una visione del paesaggio modificata dalla
rivoluzione industriale e da un certo modo positivista di guardare
alla realtà. Chi accetta la nuova visione del paesaggio dettata
dalle nuove tecnologie industriali: gli impressionisti e la nuova
visione della città, chi cerca nell'arte un'intento sociale come
Courbet con il suo realismo, chi non accetta questo mondo nuovo e si
ritrae in un'eden indefinito di classicismo come i preraffaelliti
inglesi o il mondo onirico dei simbolisti. Bocklin ci parla
attraverso l'inconscio e i sogni, in paesaggi dettati da geografie
improbabili, a detta di molti critici il riferimento dell'Isola dei
morti, potrebbe essere un paesaggio del sud-Italia, Ischia o
Ventotene, il tutto stride tuttavia con i cipressi tipicamente
toscani.
Bocklin
era un'artista che faceva parte della cerchia dei Deutsch-Romer,
una cerchia ristretta di intellettuali tedeschi che ricercavano a
Roma e nell'Italia meridionale di ripercorrere il percorso del Gran
Tour, iniziato
dagli artisti tedeschi un secolo prima. Nell'Italia cercavano la
grandezza del Rinascimento e le origini del classico.
L'origine
dell'isola dei Morti pare sia stata dettata dalla stessa committente
che voleva un quadro che "comunicasse una tale impressione di
silenzio, da far provare spavento nel sentir bussare alla porta".
È proprio il silenzio il protagonista del quadro, ma un silenzio che
inquieta. Nella parte inferiore l'acqua che da serenità, nella parte
centrale le "grandi braccia" che sembrano accogliere in un
abbraccio "a venire" i visitatori, e infine i grandi
cipressi, simboli di morte ma anche di elevazione al cielo. Le rocce
sono per metà antropizzate, sulla destra una serie di sepolcri
classici, sulla sinistra un blocco di marmo forse un cenotafio, più
luminoso che mai. La barca infine, con un rematore dal sesso
indefinito che trasporta una bara e una figura in piedi. Non sappiamo
chi o cosa sia quella misteriosa figura velata di bianco, forse una
statua, forse un'anima; troppo evidente il paragone con Caronte che
trasporta i morti nell'aldilà. Se però osserviamo il movimento
della barca sembra che la direzione del rematore sia verso di noi, ci
viene incontro: una svista, una contraddizione, un gesto voluto per
creare mistero, un'ammonizione. Non lo sappiamo.
Cinque
sono state le versioni dipinte da Bocklin di questo quadro, che
differiscono per la tonalità dei colori. (fig. 2,3,4,5), la prima
versione (quella che prendiamo in considerazione) si trova a Basilea
il quadro è studiatissimo nella composizione e nei colori, le linee
guida sono ben visibili (fig. 6). Questo misterioso soggetto
dell'isola ebbe un successo immediato, tra tutti gli strati della
popolazione.
Nel
1930 la quinta versione era stata acquistata da Hitler, che la teneva
sempre con se. Quando i russi lo ritrovarono suicida assieme alla
famiglia, nel 1945 a Berlino nel suo bunker pare ci fosse il quadro
di Bocklin, ma cosa affascinava i nazisti di questa raffigurazione.
Marco Dolcetta ci spiega che è per il suo paesaggismo spirituale,
per il suo titolo "isola dei morti", inoltre per la sua
associazione con l'antichità. L'ideologia nazista vedeva
nell'antichità le fondamenta della razza ariana, incarnava insomma
quel quadro "un complesso di terra, di popolo, natura, passato e
morte"
come
Thomas Mann spiegava la folle ideologia nazista. Vi è poi una
sottile linea rossa che collega la mitologia greca alle mitologie
nordiche, molti romantici rileggono Plutarco e Omero in questa
chiave.
Pare
che anche Lenin avesse una copia dell'isola dei morti, sopra in suo
letto e che D'Annunzio sul suo Vittoriale fece piantare dei cipressi
molto simili a quelli del quadro per citarlo.
August
Strindberg
vi dedicò un'opera teatrale che merita di essere citata nella sua
introduzione: " Il fondale è costituito dal dipinto "L'isola
dei morti" di Boecklin. La scena è vuota; si ode prima un
sussurrio, poi un parlottare più distinto. Custode (a destra, sulla
terrazza di montagna, si avanza e soffia nel corno).
Maestro
(un uomo slanciato, vestito di bianco, con una testa che ricorda
quella di Zeus, però con i capelli e barba bianca, esce da un viale
di cipressi e si avvia verso il molo)
(da
sinistra entra una barca nera, con rematori neri, e porta una bara
bianca, presso cui si erge una Figura bianca)"
E'
la rappresentazione del dipinto, il dramma prosegue con il morto che
si mette a parlare e invoca un pò più di sonno per se, il tema
rientra nel sonno-morte. Per Strindberg
il sonno è preludio della morte.
Gustav
Jung, il psichiatra svizzero, riprende il quadro di Blocklin per
dimostrare un caso clinico del suo paziente Henry. Si tratta di un
paziente descritto nel libro di C. G. Jung "l'uomo e i suoi
simboli": Henry un giovane ingegnere 25 enne nel cui sogno
numero 1 vede una giovane donna interprete
di una rappresentazione teatrale "che sosteneva un ruolo
patetico, e indossava un vestito lungo e svolazzante. (Da C.G. Jung,
L'uomo
e i suoi simboli, )
"Nella donna Jung interpreta il sogno come una rassomiglianza
con la figura che si scorge nel dipinto "L'isola dei morti"
che Henry conosceva benissimo. La donna prosegue Jung è la
personificazione del lato femminile del giovane, e la connessione con
"l'isola dei morti" sottolinea l'atteggiamento depresso di
Henry, che nel quadro
trova
adeguata espressione." Jung continua: "Il dipinto presenta
una figura dall'aspetto sacerdotale, vestita di bianco, che guida
verso un'isola una barca sulla quale è deposta una bara. In esso si
manifesta, evidente, un duplice, significativo paradosso: la
posizione della barca sembra suggerire una direzione inversa, «dall'»
isola, e non «verso» l'isola; e la figura sacerdotale è di sesso
indeterminato. Nella associazione di Henry tale figura è certamente
di natura ermafrodita. Il duplice paradosso coincide con
l'ambivalenza di Henry: gli elementi psichici «opposti» sono in lui
ancora troppo indifferenziati per poter venire chiaramente distinti."
Una
dimostrazione dunque in chiave analitica di quell'infinito processo
ermeneutico che il quadro con i suoi simboli, i suoi segni, il suo
mistero, il suo fascino, i suoi enigmi, le sue allusioni continua ad
impressionare chi lo guarda.
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Fig.3 Bocklin. Isola dei Morti 1883. Terza versione. |
Fig.4 Bocklin. Isola dei Morti 1884. Quarta versione. |
Fig.6 Bocklin. Isola dei Morti 1886. Linee compositive. |
Bibliografia:
AA.
VV., Collana Cento Dipinti, Boclkling.
Isola dei morti, Rizzoli
1999
AA.
VV., I
"Deutsch-Romer". Il mito dell'Italia negli artisti
tedeschi, 1850-1900, Galleria
nazionale d'Arte moderna e Contemporanea, Roma 1988
August
Strindberg, Teatro
da Camera, Adelphi
1980.
C.G.
Jung, L'uomo
e i suoi simboli, Tea
2004
Molto bello ed interessante...
RispondiEliminaNon li avevo mai visti tutti insieme, fantastico!
Ciao Marco.