Siamo nel biennio 1919-21 Mario Sironi
è appena tornato dalla guerra, l'Italia è un paese da ricostruire.
Sironi descrive la periferia una periferia milanese in continuo
cambiamento. Nel 1911 infatti gli abitanti del centro erano 234054
mentre fuori dalle mura spagnole vivevano 372623 persone; nel 1921
l'anno di cui ci stiamo occupando, le cifre passarono rispettivamente
a 255360 e 463440, con una forte differenza sociale tra il centro e
la periferia. La città è monocentrica la ricca borghesia si arrocca
sulle vecchie mura del centro storico. Sironi enfatizza il dramma
dello squallore della periferia, i suoi paesaggi sono deserti con
qualche persona a delineare la solutudine dei luoghi extra moenia
(fig. 1,2).
Fig. 1 Mario Sironi, Paesaggio urbano 1927 |
Fig. 2 Mario Sironi Paesaggio urbano 1920. |
Il tema della città era già stato
affrontato dai futuristi di cui Sironi fece parte anche se in maniera
marginale. I temi sono quelli del futurismo, la città, la velocità,
il dinamismo ma la declinazione che ne da Sironi è tutta particolare
e personale.
Ad esempio un soggetto molto amato e rappresentato dai
futuristi non solo italiano fu il ciclista, nel 1913 Boccioni (fig.
3) nel suo perfetto stile ne rappresenta la velocità, il dinamismo
la scomposizione cubo futurista, la sfida era quella di rappresentare
il movimento in un supporto: la tela dipinta che non è mobile.
Fig. 3 Umberto Boccioni. Dinamismo di un ciclista 1913 |
Da un altra parte del mondo in Russia
Natalia Goncharova (Fig. 4)rappresentava il ciclista sempre in
maniera dinamica ma più vicina al cubismo, con una sovrapposizione
di paesaggi quasi ad essere il ciclista stesso che vede forme,
scritte, edifici in movimento.
Fig. 4 Natalia Goncharova Il ciclista 1913 |
Arriviamo al limite del futurismo con
Fortunato Depero (Fig. 5), che, rinunciando al qualsiasi tipo di
stilema rappresenta il movimento in sè, il paesaggio è sparito,
rimangono solo le linee del vento e della velocità.
Fig. 5 Fortunato Depero, ciclista moltiplicato 1922. |
Sironi dal canto suo coniuga in
soggetto in maniera del tutto personale (fig.6) siamo nel 1916, la
sua adesione al futurismo è opera fatto si è detto, con dei
distinguo. La dinamicità è più rozza più fumettistica diciamo, le
linee sulla strada denunciano il movimento, la ruota si capisce che
gira, ma il paesaggio è immobile, fermo, si già sta delineando la
poetica dei paesaggi urbani.
Fig. 6 Mario Sironi Il ciclista 1916 |
Il paesaggio si nota in questo quadro è immobile anonimo, non dinamico e seriale.
Sempre nel 1921 Massimo Bontempelli
scrive di un viaggio alle periferie milanesi nel suo racconto "La
vita operosa", vi si legge in esso: "ma già le piazze e le
vie si facevano mano a mano meno affollate e meno illustri. L'aspetto
delle botteghe e delle case graduava rapidamente dalla metropoli al
suburbio. Entrammo nell'ignoto. Raggiungemmo l'aborigeno. Ogni tanto
la carrozza, mossa da non so quali occulte cagioni, invece di
proseguire diritta svoltava in vie laterali, e quasi a ognuna di
quelle mutazioni di rotta il colore delle muraglie e dei selciati si
faceva più languido e afflitto. Le sfilate dei muri grigi
presentavano ormai rara l'interruzione d'una donchisciottesca
barberia o d'una drogheria sudicia rinforzata dalla giunta d'un
romantico bar."
Vi è una forte monotonia in questi
quadri le case i palazzi sono una serie noiosa e seriale di finestre
simmetriche (fig.7,8,9) ciò potrebbe far pensare ad un Sironi
metafisico che "interpreta" De Chirico, con i suoi paesaggi
vuoti e deserti e le sue piazze (fig. 10).
Fig. 7 Mario Sironi Paesaggio urbano 1921. |
Fig. 8 Mario Sironi Paesaggio urbano 1922 |
Fig. 9 Mario Sironi Paesaggio urbano 1919 schizzo. |
Fig. 10 De Chirico Piazza d'Italia 1915 |
L'influenza dechirichiana
si è sicuramente fatta sentire ma vedo in Sironi anche un intento
politico, manifestamente pro proletariato. La speculazione edilizia
era ai massimi livelli, le abitazioni suburbane erano dormitori senza
alcun servizio connesso, la fame di case favoriva la vendita di
residenze di scarsa qualità e di una desolante metropoli periferica.
Le composizioni sironiane sono plastiche ed immobili un richiamo
forse ai paesaggi di Masaccio o di Piero della Francesca. (fig. 11)
notiamo ad esempio il fondale del ritrovamento della vera Croce ad
Arezzo del 1460, la plasticità, la semplice geometria delle
architetture ricordano sicuramente Sironi e con lui altri
novecentisti.
Fig. 11 Piero della Francesa, Ritrovamento della vera croce 1460 |
Siamo di fronte ancora una volta ad un
intento politico, lo stile propriamente italiano di modellare forme
cubiche con "valori plastici" molto forti, era un richiamo
ai valori nazionalistici da parte di Sironi. Fascista sin dagli
albori del movimento e mai pago dei suoi ideali, aderì alla
Repubblica di Salò, vedeva assieme a Marinetti la causa del
lavoratore legata a quella della patria. Marinetti auspicava nei suoi
scritti futuristi oltre al suffragio universale, alla giornata
lavorativa di otto ore e al diritto allo sciopero e, accanto a
questi l'educazione patriottica del proletariato e l'orgoglio di
tutto il popolo italiano.
I paesaggi urbani di Sironi, non solo
trapelano mistero e cupezza, ma anche covano una violenza repressa,
in quel periodo 1920 erano molto forti le tensioni sociali, molti
operai si ribellavano alle stette paghe e agli orari di lavoro troppo
lunghi, i sindacati avevano sempre più aderenti. Nei dipinti le
fabbriche hanno forme aggressive il soggetto principale diviene un
autocarro austero e minaccioso, quasi una sentinella che vigila sulla
quiete sociale (fig. 12,13).
Fig. 12 Mario Sironi Paesaggio urbano, 1922 |
Fig. 13 Mario Sironi Paesaggio urbano, 1921 |
Il modello ripetuto sembra sia stato il FIAT 18 Bl,
usato sia per motivi militari che civili, ma che durante il fascismo
portava gli squadristi a compiere i loro atti punitivi! In una
illustrazione del 1939 sulla rivista "Viva il duce" Sironi
pubblicherà lo stesso autovettura pieno di squadristi con armi e
bandiere (fig. 14)
Fig. 14 Mario Sironi Ventitrè Marzo 1919, 1939 |
Ma al di là degli intenti politici
sironiani siamo di fronte ad un fenomeno che interesserà tutta
l'Europa, cioè l'anonimità delle periferie, la loro mancanza di
genius loci, il loro essere non-luoghi, cupi tristi che più che
essere il luogo del riposo domestico diventano il luogo del disagio
sociale e dello spaesamento.
Un architetto post moderno come Aldo
Rossi, deve molto ai paesaggi urbani di Sironi molti dei suoi disegni
hanno le stesse caratteristiche del pittore sassarese (fig. 15.16)
Fig. 15 Mario Sironi Paesaggio con ciminiere, 1939 |
Fig. 16 Aldo Rossi, Progetto per una torre 1996 |
Bibliografia:
Emily Braun, Mario Sironi Arte e politica in Italia sotto il fascismo, Bollati Boringhieri 2003
Rossana Bossaglia, Sironi e il Novecento, in Art e Dossier 1991.