mercoledì 6 aprile 2016

La torre di Fuoco di Johannes Itten.






Siamo nel 1920, Johannes Itten ha appena ricevuto l'incarico da Gropius di tenere delle lezione di pittura e design al Bauhaus. La capacità creativa e spirituale di Itten nel ricercare forme nuove di arte lo rende unico. Il suo modo di vestire (fig. 1) e il suo atteggiamento nei confronti dello spirito creativo che doveva sprigionare energia da una riflessione personale lo porterà alla rottura con il razionale Gropius, molto più attento al metodo e al sistema dell'insegnamento.


Fig. 1 Foto di Johannes Itten al Bauhaus


Proprio nel 1920 Itten progetta quello che può essere considerato in suo migliore lavoro, "La torre di Fuoco" (fig. 2). Coerentemente con le indicazioni date dal manifesto del Bauhaus in cui si diceva che "le nuove costruzioni del futuro ci sarà tutto in una sola forma: architettura, scultura e pittura", la torre del fuoco mirava a raggiungere questo difficile e complesso connubio.


Fig. 2. La Torre del Fuoco davanti all'atelier di Itten, Weimar, 1920

La forma della scultura è la spirale, Itten diceva : "Essere artista significa avere esperienza vissuta del caos e anelare all'unità della propria opera”. Vivere il caos ma dominarlo nell'opera al dinamismo della spirale si contrappone la staticità, una dicotomia difficile da controllare. È insieme la quiete e il movimento che aspirano all'unità armonica. Costruttivamente la torre del fuoco è un insieme di cubi posti uno sopra l'altro in posizione dinamica di spirale protesa verso l'alto, è costituita di 12 cubi decrescenti con gli angoli dei cubi sfalsati l'uno rispetto all'altro, e raccordati da sezioni coniche di vetro colorato. La torre è accompagnata da diversi disegni preparatori, e fu fatto anche un modello alto 3,60 metri e posto davanti al laboratorio di Itten, questo modello non fu più trovato come anche molti dei disegni preparatori sono andati persi, ce ne rimangono alcuni dai quali poter ricostruire la torre e le sue implicazioni cosmologiche. Per Itten il monumento della torre del fuoco doveva diventare il "simbolo della totalità dell'universo" coerentemente con le sue conoscenze cosmologiche e simboliche. Dodici non a caso sono i cubi sovrapposti, 12 ha un significato particolare non solo per i 12 segni zodiacali, ma anche riferimento alla teoria dei colori e alla teoria musicale di Matthias Hauer, compositore austriaco inventore parallelamente a Schoenberg della dodecafonia nella musica. Inoltre ai segni zodiacali vengono associati i colori: ariete-rosso, toro-azzurro, gemelli-giallo, cancro-violetto, leone-giallo, vergine-rosso arancio, bilancia-azzurro, scorpione-rosso, capricorno-verde, sagittario-porpora, acquario-indaco, pesci-grigio argento.
I dodici cubi della torre sono riuniti in forma di 4 cubi: il primo gruppo di pietra, il secondo gruppo di metallo, il terzo di vetro. Il cubo più in basso raffigura i minerali in 12 sistemi cristallini, gli altri raffigurano le piante gli animali e gli uomini. I quattro cubi centrali accolgono dodici campane. Infine l'ultimo gruppo è attribuito ai 4 elementi. Mentre il vertice è costituito da 4 sfere di luce che simboleggiano il “logos” e il “sole”.
Difficile capire con esattezza il cromatismo della torre e dai diari rimasti si hanno scarse indicazioni.
Itten fu sicuramente influenzato dalla moda delle avanguardie artistiche di raffigurare torri a forma di spirale nei primi anni del novecento. Ricordiamo la torre del lavoro di Rodin (fig. 3) simbolo politico sociale, il monumento di Hermann Obrist con un dinamismo ulteriore dell'inclinazione (fig. 4), e il famoso monumento per la Terza internazionale di Tatlin (fig. 5).




Fig. 3. Rodin, Modello per la torre del Lavoro.



Fig. 4. Hermann Obrist scultura modello ca 1898-1900



Fig. 5 Tatlin Monumento alla Terza Internazionale.

Tutti questi esempi, Itten compreso inneggiavano alla fiducia nel progresso, la freccia verso il cielo, le speranze per il futuro, e tutte avevano come origine il racconto biblico della torre di Babele. Non si considerava però l'aspetto dell'arroganza dell'uomo ad avvicinarsi a Dio punita con la divisione delle lingue e dei popoli, ma il lato positivo della speranza dell'innalzamento a qualcosa di più alto.
Itten sicuramente conosceva la torre di Babele di Pieter Brueghel il Vecchio (fig. 6) allora come oggi esposta al Kunsthistorisches Museum di Vienna.


Fig. 6 Pieter Brueghel il Vecchio, Torre di Babele 1563


Ricordava dai suoi viaggi sia il duomo di Strasburgo (fig. 7) che il duomo di Friburgo (fig. 8).


Fig. 7 Duomo di Strasburgo

Fig. 8 Duomo di Friburgo


E l'opera architettonica che più si coniuga con la torre di Babele è la lanterna di S. Ivo alla Sapienza del Borromini a Roma (fig. 9, 9.a): "“il campanile della chiesa termina in una lanterna a spirale che culmina in una corona di fiamme. La torre di fiamme diventa la sede della saggezza divina, e insieme alla torre di Babele che svetta nel cielo verso Dio si innalza la propria pretesa universale sul globo terrestre." Non a caso la pianta di quest'ultima è divisa in dodici angoli (fig. 10).



Fig. 9 Borromini Sant'Ivo alla Sapienza, foto della lanterna. 


Fig. 9a Disegno autentico di Borromini conservato all'Albertina di Vienna.



Fig. 10 Pianta del S. Ivo alla Sapienza con la divisione in 12 angoli.

Nello stesso periodo ai primi del 900 alcuni archeologi tra cui Robert Koldewey avevano iniziato gli scavi presso Babilonia alla ricerca della torre la ricostruzione della ziqqurat mostravano sempre forme cubiche sovrapposte (fig. 11).


Fig. 11 Robert Koldewey Ricostruzione dei Giardini di Babilonia.

Nei primi anni del Novecento le avanguardie erano in fermento per i nuovi materiali da costruzione inseriti nel panorama architettonico: il vetro e il cemento. Paul Scheerbart nel 1914 aveva dato alle stampe "L'architettura del vetro" un omaggio utopico a questo nuovo materiale, ripreso da Bruno Taut nel suo Il Glaspavillon sempre nel 1914 in occasione dell'esposizione del Deutscher Werkbund di Colonia. Sempre Taut immaginava in Stadtkrone un modello di città utopica cui doveva spiccare un forte elemento elevato al di sopra della città (fig. 12).


Fig. 12 BrunoTaut copertina del libro Die Stadtkrone.


Ma un riferimento per Itten e la torre del fuoco, che per molti anni non è stato considerato è la pittrice svedese Hilma af Klint pioniera dell'astrattismo. Si definiva una pittrice mistica e già ai tempi dell'Accademia svedese diede vita ad un gruppo chiamato “Le cinque” che ritenevano di essere in contatto con entità ultraterrene dette i “Sommi Maestri” che guidavano la loro mano nell'atto di dipingere o disegnare. Molti sono stati i disegni esoterici della Hilma Af Klint che si avvicinò anche all'atroposofia di Rudorlf Steiner, quest'ultimo tuttavia dopo averla incontrata rifiutò il suo approccio medianico all'arte. Dopo questo incontro Hilma Af Klint smise di dipingere per quattro anni. Riprese nel 1912 assumendo maggior controllo nel processo pittorico non più “guidato” dai sommi maestri. Durante tutta la sua vita produsse una gran quantità di quadri e disegni che tuttavia tenne nascosti dicendo di volerli esporre solo venti anni dopo la sua morte, “quando il mondo sarà pronto a questo tipo di arte”. Le sue opere furono così conosciute negli anni 60 e 70 diventando una pioniera indipendente dell'arte astratta ed esoterica. I suoi quadri astratti sono facilmente associabili a Itten sia per il loro approccio alla teoria dei colori che per il loro fondato astrattismo (fig. 13-14).


Fig. 13. Hilma Af Klin, Altarbild Nr.1, Gruppe X, 1915


Fig. 14 Hilma Af Klint 1920.


La torre del Fuoco fu ricostruita nel 1996, con il contributo della Fondazione Antonio Marzotta a Weimar in occasione della mostra "Das Fruhe Bauhaus und Joannes Itten. Per la ricostruzione sono stati interpretati con attenzione i pochi documenti disponibili e le fotografie conservate nell'archivio di Itten. L'analisi ha rivelato l'altezza totale della struttura 3,60 metri con una lunghezza dello spigolo di base di 1,20 metri. I cubi si riducono con un rapporto di 3:1. l'impossibilità di ricreare i colori originali ha posto delle interpretazioni desunte dagli scritti di Itten Le strutture in vetro piombato non servono solo come funzione di un contenuto tecnico, ma applicano fino nei dettagli il simbolismo di Itten. Alle parti della struttura in vetro ha contribuito la vetreria artistica Ernst Kraus la stessa che aveva costruito l'originale nel 1920.
Dopo un'esposizione a Milano del 1996 la torre verrà posta permanentemente nella collezione del Bauhaus Museum di Weimar. (fig. 15,16)

Fig. 15 Ricostruzione della Torre del Fuoco al buio, 1996.

Fig. 16 Ricostruzione della torre all'esposizione sul Bauhaus 1996 Milano.