lunedì 28 settembre 2015

Arnold-Böcklin. Il Fascino dell'isola dei Morti 1880.

L'isola dei morti è un quadro dipinto nell'anno 1880 da Arnold-Böcklin, un quadro particolare per tema colori e narrazione. (fig.1) 

Fig. 1 Bocklin. Isola dei Morti 1880. Prima versione.


Siamo nel 1880 in tutt'europa agli albori del Simbolismo, mentre già si stanno facendo strada gli impressionisti con una visione del paesaggio modificata dalla rivoluzione industriale e da un certo modo positivista di guardare alla realtà. Chi accetta la nuova visione del paesaggio dettata dalle nuove tecnologie industriali: gli impressionisti e la nuova visione della città, chi cerca nell'arte un'intento sociale come Courbet con il suo realismo, chi non accetta questo mondo nuovo e si ritrae in un'eden indefinito di classicismo come i preraffaelliti inglesi o il mondo onirico dei simbolisti. Bocklin ci parla attraverso l'inconscio e i sogni, in paesaggi dettati da geografie improbabili, a detta di molti critici il riferimento dell'Isola dei morti, potrebbe essere un paesaggio del sud-Italia, Ischia o Ventotene, il tutto stride tuttavia con i cipressi tipicamente toscani.
Bocklin era un'artista che faceva parte della cerchia dei Deutsch-Romer, una cerchia ristretta di intellettuali tedeschi che ricercavano a Roma e nell'Italia meridionale di ripercorrere il percorso del Gran Tour, iniziato dagli artisti tedeschi un secolo prima. Nell'Italia cercavano la grandezza del Rinascimento e le origini del classico.
L'origine dell'isola dei Morti pare sia stata dettata dalla stessa committente che voleva un quadro che "comunicasse una tale impressione di silenzio, da far provare spavento nel sentir bussare alla porta". È proprio il silenzio il protagonista del quadro, ma un silenzio che inquieta. Nella parte inferiore l'acqua che da serenità, nella parte centrale le "grandi braccia" che sembrano accogliere in un abbraccio "a venire" i visitatori, e infine i grandi cipressi, simboli di morte ma anche di elevazione al cielo. Le rocce sono per metà antropizzate, sulla destra una serie di sepolcri classici, sulla sinistra un blocco di marmo forse un cenotafio, più luminoso che mai. La barca infine, con un rematore dal sesso indefinito che trasporta una bara e una figura in piedi. Non sappiamo chi o cosa sia quella misteriosa figura velata di bianco, forse una statua, forse un'anima; troppo evidente il paragone con Caronte che trasporta i morti nell'aldilà. Se però osserviamo il movimento della barca sembra che la direzione del rematore sia verso di noi, ci viene incontro: una svista, una contraddizione, un gesto voluto per creare mistero, un'ammonizione. Non lo sappiamo.
Cinque sono state le versioni dipinte da Bocklin di questo quadro, che differiscono per la tonalità dei colori. (fig. 2,3,4,5), la prima versione (quella che prendiamo in considerazione) si trova a Basilea il quadro è studiatissimo nella composizione e nei colori, le linee guida sono ben visibili (fig. 6). Questo misterioso soggetto dell'isola ebbe un successo immediato, tra tutti gli strati della popolazione.
Nel 1930 la quinta versione era stata acquistata da Hitler, che la teneva sempre con se. Quando i russi lo ritrovarono suicida assieme alla famiglia, nel 1945 a Berlino nel suo bunker pare ci fosse il quadro di Bocklin, ma cosa affascinava i nazisti di questa raffigurazione. Marco Dolcetta ci spiega che è per il suo paesaggismo spirituale, per il suo titolo "isola dei morti", inoltre per la sua associazione con l'antichità. L'ideologia nazista vedeva nell'antichità le fondamenta della razza ariana, incarnava insomma quel quadro "un complesso di terra, di popolo, natura, passato e morte"
come Thomas Mann spiegava la folle ideologia nazista. Vi è poi una sottile linea rossa che collega la mitologia greca alle mitologie nordiche, molti romantici rileggono Plutarco e Omero in questa chiave.
Pare che anche Lenin avesse una copia dell'isola dei morti, sopra in suo letto e che D'Annunzio sul suo Vittoriale fece piantare dei cipressi molto simili a quelli del quadro per citarlo.
August Strindberg vi dedicò un'opera teatrale che merita di essere citata nella sua introduzione: " Il fondale è costituito dal dipinto "L'isola dei morti" di Boecklin. La scena è vuota; si ode prima un sussurrio, poi un parlottare più distinto. Custode (a destra, sulla terrazza di montagna, si avanza e soffia nel corno).
Maestro (un uomo slanciato, vestito di bianco, con una testa che ricorda quella di Zeus, però con i capelli e barba bianca, esce da un viale di cipressi e si avvia verso il molo)
(da sinistra entra una barca nera, con rematori neri, e porta una bara bianca, presso cui si erge una Figura bianca)"
E' la rappresentazione del dipinto, il dramma prosegue con il morto che si mette a parlare e invoca un pò più di sonno per se, il tema rientra nel sonno-morte. Per Strindberg il sonno è preludio della morte.
Gustav Jung, il psichiatra svizzero, riprende il quadro di Blocklin per dimostrare un caso clinico del suo paziente Henry. Si tratta di un paziente descritto nel libro di C. G. Jung "l'uomo e i suoi simboli": Henry un giovane ingegnere 25 enne nel cui sogno numero 1 vede una giovane donna interprete di una rappresentazione teatrale "che sosteneva un ruolo patetico, e indossava un vestito lungo e svolazzante. (Da C.G. Jung, L'uomo e i suoi simboli, ) "Nella donna Jung interpreta il sogno come una rassomiglianza con la figura che si scorge nel dipinto "L'isola dei morti" che Henry conosceva benissimo. La donna prosegue Jung è la personificazione del lato femminile del giovane, e la connessione con "l'isola dei morti" sottolinea l'atteggiamento depresso di Henry, che nel quadro
trova adeguata espressione." Jung continua: "Il dipinto presenta una figura dall'aspetto sacerdotale, vestita di bianco, che guida verso un'isola una barca sulla quale è deposta una bara. In esso si manifesta, evidente, un duplice, significativo paradosso: la posizione della barca sembra suggerire una direzione inversa, «dall'» isola, e non «verso» l'isola; e la figura sacerdotale è di sesso indeterminato. Nella associazione di Henry tale figura è certamente di natura ermafrodita. Il duplice paradosso coincide con l'ambivalenza di Henry: gli elementi psichici «opposti» sono in lui ancora troppo indifferenziati per poter venire chiaramente distinti."
Una dimostrazione dunque in chiave analitica di quell'infinito processo ermeneutico che il quadro con i suoi simboli, i suoi segni, il suo mistero, il suo fascino, i suoi enigmi, le sue allusioni continua ad impressionare chi lo guarda.


Fig.2  Bocklin. Isola dei Morti 1880. Seconda versione.
 
Fig.3  Bocklin. Isola dei Morti 1883. Terza versione.


Fig.4  Bocklin. Isola dei Morti 1884. Quarta versione.
Fig.5  Bocklin. Isola dei Morti 1886. Quinta versione.


Fig.6  Bocklin. Isola dei Morti 1886. Linee compositive.



Bibliografia:

Marco Dolcetta, Arrivo all'isola dei morti, il fascino del quadro dei misteri, Wingsbert House 2014

AA. VV., Collana Cento Dipinti, Boclkling. Isola dei morti, Rizzoli 1999

AA. VV., I "Deutsch-Romer". Il mito dell'Italia negli artisti tedeschi, 1850-1900, Galleria nazionale d'Arte moderna e Contemporanea, Roma 1988

August Strindberg, Teatro da Camera, Adelphi 1980.


C.G. Jung, L'uomo e i suoi simboli, Tea 2004